Il doping nel rugby è al livello di ciclismo e atletica leggera. Lo dice la WADA

La WADA (World Antidoping Agency) ha pubblicato pochi giorni fa il rapporto 2013 sui controlli antidoping a livello mondiale nello sport.


Nel rugby lo scorso anno sono stati effettuati a livello mondiale complessivamente 6.126 controlli antidoping (5.665 nel rugby a 15), di cui 2.698 nell'ambito di competizioni e 3.428 al di fuori.
Netta la prevalenza degli esami delle urine (5.746) rispetto ai controlli del sangue.


Cosa è emerso da questi controlli?
E' stata riscontrata positività in 75 campioni per AAF (Adverse Analytical Finding) nel rugby a 15, pari all'1,32% dei campioni esaminati.
A queste positività si affiancano i 41 casi di ATF (Atypical Finding).

Dalla lettura del report si rileva che percentuali analoghe emergono nell'atletica leggera (1,2%), nella boxe (1,4%), nel ciclismo (1,2%), nello judo (1,5%), mentre sollevamento pesi (3,4%), sport equestri e  lotta (2,3%) guidano questa poco edificante classifica.

Difficile, e forse anche poco corretto, trarre conclusioni da questi numeri.
Come dato su cui riflettere si rileva la conferma che il fenomeno doping nel rugby esiste e che probabilmente ha dimensioni analoghe a quelle presenti nel ciclismo e nell'atletica leggera.

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